(Intervista di Tommaso Montesano. pubbl. sullediz. del 24/09/2008, pag 2/3)
L'Azzurro Miccichè
"L'eredità di chi ha pensato solo a aumentare i propri voti"
«Le cose sono due: o si lavora per ottenere mille voti in più, e allora ogni giorno che passa perla Sicilia è drammatico, o si ragiona sul lungo periodo per attirare investimenti, aumentare la produttività e ridurre gli sprechi». Perché la situazione della Sicilia, denuncia Gianfranco Miccichè, non è tanto diversa da quella dell'Alitalia. «L'unica differenza è che mentre la compagnia aerea è ormai fallita, la Regione no», spiegai sottosegretario alla presidenza del con-siglio con delega al Cipe. Miccichè è uno che la Sicilia la conosce bene. Palermitano, è stato coordinatore regionale di Forza Italia e presidente dell'Assemblea Regionale. Lo scorso anno ha duellato, senza successo, con Raffaele Lombardo per la candidatura a governatore. La sua fotografia del dissesto siciliano è impietosa: «I numeri sono preoccupanti, ma mentre il crack Alitatia è di attualità, quello della Sicilia dura da cinquant'anni».
In Sicilia, fonte Corte dei Conti, ci sono oltre 21 mila dipendenti. In pratica ogni 239 abitanti c'è un dipendente regionale. In Lombardia ce n'è uno ogni 2.500. Dl chi è la responsabilità di questi numeri da bancarotta?
«Dobbiamo fare un po' di storia La Sicilia, dagli anni Cinquanta in poi, ha avuto un lunghissimo periodo in cui ha ricevuto una serie di contributi a pioggia che non hanno prodotto alcun risultato né in termini di produttività, né di occupazione. È allora che sono state costruite una serie infinita di società, grandi carrozzoni con funzioni di ammortizzatori sociali: si prendevano a carico persone che altrimenti sarebbero finite in mezzo alla strada.
Che c'entra con il dissesto di oggi?
«C'entra, eccome. Perché con il passare degli anni tutti questi carrozzoni sono falliti e man mano la Regione ha assorbito al suo interno decine di migliaia di persone che provenivano da questi enti. Enti di cui la stessa Regione si era fatta a sua volta promotrice».
Insomma, la colpa è della politica.
«Tutto è da ricondurre al sistema politico locale di quel periodo, a sua volta tollerato dal sistema politico nazionale».
Non è che qualche responsabilità ce l'avete pure voi dei Popolo della Libertà, alla guida della Regione nella Seconda repubblica?
«Negli anni passati si è tentato di fare qualcosa, ma mai in maniera severa, vera. Devo essere sincero: io che ha lottato con Lombardo per la presidenza della Regione, gli riconosco di aver avuto un approccio positivo, soprattutto per i tagli alla sanità. E queste sono battaglie che costano in termini di voti...».
Resta il giudizio sul predecessore Totò Cuffaro.
«Non voglio essere cattivo, ma non c'è dubbio che il metodo utilizzato negli ultimi anni non ha favorito il taglio allo spreco. Anzi...».
I numeri sono drammatici: nei 2007 la spesa corrente impegnata dalla Regione è stata di quasi 15 miliardi di euro. Più 8% rispetto al 2006.
«Il processo per l'eliminazione degli sprechi non sarà breve. Non è che tagliando di colpo il deficit sanitario, ad esempio, risolviamo tutto. Prima servono posti di lavoro, produttività. Che facciamo, altrimenti, con cinque milioni e mezzo di siciliani? Riprendiamo l’emigrazione?».
Che consigli darebbe a Lombardo?
«Di riformare la burocrazia siciliana. Da ministro per il Mezzogiorno portavo in Sicilia quantità di imprenditori poi fuggiti al solo pensiero di avere a che fare con le autorizzazioni dei vari assessorati».
Il punto è sempre lo stesso:in tutti questi anni non era possibile fare di più?
«Qualcosa si è cominciato a fare. Abbiamo tracciato una strada, ma serve un presidente della Regione che abbia le palle, la forza e il coraggio di dire: "Questa terra va cambiata. Non arrivano più i voti? Pazienza, vadano a quel Paese"».
Cuffaro le palle non le aveva?
«Le aveva, il problema era che ogni volta c'era un'elezione vicina... Ora spero che Lombardo non faccia passi indietro. Io come esponente del governo centrale gli darò una mano».
È vero che i fondi strutturali europei rischiano di restare inutilizzatì?
«Negli ultimi cinque anni sono stati sfruttati. Con la nuova agenda 2007- 2013, però, rischiano di essere del tutto inutilizzati. I1 divieto di presentare "progetti sponda" mette le Regioni nell'obbligo di realizzare i lavori che hanno previsto, e in Sicilia non c'è alcun progetto».
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