PALERMO (ITALPRESS) - Per favore, non parlate piu' di Forza Italia. Perche' l'agile e glorioso partito, fondato da Silvio Berlusconi, in Sicilia non c'e' piu'. Gli azzurri si sono divisi e la scissione ha dato origine a due sottopartiti diversi e contrapposti. Il primo, capitanato da Gianfranco Micciche', sottosegretario alla presidenza del Consiglio, si chiama Forza Lombardo e sostiene a spada tratta le ragioni del governo siciliano: dal piano di rientro, messo a punto dall'assessore Massimo Russo per mettere ordine nei conti della sanita', alla riforma dei dipartimenti, concepita da Lombardo per mettere sotto il proprio controllo i vertici burocratici degli assessorati. Il secondo, capitanato dal senatore catanese Pino Firrarello, si chiama Forza Cuffaro e mira a fiancheggiare la resistenza dell'ex presidente della Regione contro l'invadenza di Lombardo e delle sue truppe chiodate. La sfida sulla sanita' e' l'esempio piu' illuminante. Lombardo, cavalcando il rigore moralista di un assessore togato, ha deciso di scardinare e conquistare tutti i fortilizi del potere cuffariano. Quella vecchia volpe di Toto' ha ovviamente organizzato la controffensiva e ne e' nata quella che gli storici, se mai vorranno occuparsi di queste miserie, chiameranno la "guerra delle due Dc", i cui protagonisti sono, appunto, i due piu' influenti ex democristiani, da sempre pasciuti e cresciuti nei feudi elettorali della sanita' pubblica e privata.
La "guerra delle due DC" una sua logica comunque ce l'ha: si tratta di una rocciosa lotta di potere perfettamente in linea con la storia di Lombardo e Cuffaro. Meno chiara invece la logica che si e' impadronita in questi ultimi mesi di Micciche' e della fronda che fa capo a Firrarello. Il primo non perde occasione per sostenere che, senza l'appoggio dei "suoi" assessori, la giunta non avrebbe nemmeno la maggioranza per deliberare l'acquisto di una matita: se in Sicilia e' stata finora garantita la governabilita' il merito, dice, e' tutto suo. Mentre i frondisti non perdono occasione per sostenere che il governo Lombardo non solo e' privo di respiro politico ma ogni sua azione e' rivolta quasi esclusivamente a penalizzare quel blocco sociale dal quale arrivano prevalentemente i voti di Forza Italia. Un governo da mandare a casa, dunque. E pur di raggiungere l'obiettivo la fronda ha finito per avallare in quel di Bronte - dove attorno Firrarello e al di lui genero, Pippo Castiglione, si sono dati appuntamento i piu' tenaci rivali di Lombardo - la "variabile del pistacchio": teoria in base alla quale, all'interno di un'alleanza, si puo' anche esercitare la piu' accanita opposizione.
Ma tra tanto baluginio di spade c'e' un silenzio da interpretare: quello di Angelino Alfano, ministro Guardasigilli, che formalmente e' ancora il coordinatore di Forza Italia in Sicilia.
E' d'accordo con Micciche' o con chi, sul pistacchieto di Bronte, ha fatto una sorta di giuramento di Pontida per liberare la Sicilia dal tiranno baffuto?
La prima risposta e' che a Berlusconi questa situazione non piace.
Lombardo, di fronte a una maggioranza cosi' spappolata, fa quello che vuole. Guadagna terreno e alle prossime "europee" rischia di raccogliere qualcosa come 500 mila voti. Una emorragia che il Pdl non potrebbe sopportare. L'altra notizia e' che Alfano e Micciche', su precisa indicazione del presidente del Consiglio, hanno avviato una trattativa mostrando ciascuno la massima disponibilita' non solo a trovare un'intesa sul futuro del governo Lombardo ma anche sul nome del coordinatore che, da domani, dovra' guidare il partito in Sicilia. Per Forza Italia sarebbe finalmente un ritorno alla serenita' e alla centralita' del proprio ruolo politico. Riusciranno i malpancisti del pistacchio ad affossare anche questo tentativo di imporre, contro ogni rancore e contro ogni malumore, un lampo di ragionevolezza?
(ITALPRESS).
La "guerra delle due DC" una sua logica comunque ce l'ha: si tratta di una rocciosa lotta di potere perfettamente in linea con la storia di Lombardo e Cuffaro. Meno chiara invece la logica che si e' impadronita in questi ultimi mesi di Micciche' e della fronda che fa capo a Firrarello. Il primo non perde occasione per sostenere che, senza l'appoggio dei "suoi" assessori, la giunta non avrebbe nemmeno la maggioranza per deliberare l'acquisto di una matita: se in Sicilia e' stata finora garantita la governabilita' il merito, dice, e' tutto suo. Mentre i frondisti non perdono occasione per sostenere che il governo Lombardo non solo e' privo di respiro politico ma ogni sua azione e' rivolta quasi esclusivamente a penalizzare quel blocco sociale dal quale arrivano prevalentemente i voti di Forza Italia. Un governo da mandare a casa, dunque. E pur di raggiungere l'obiettivo la fronda ha finito per avallare in quel di Bronte - dove attorno Firrarello e al di lui genero, Pippo Castiglione, si sono dati appuntamento i piu' tenaci rivali di Lombardo - la "variabile del pistacchio": teoria in base alla quale, all'interno di un'alleanza, si puo' anche esercitare la piu' accanita opposizione.
Ma tra tanto baluginio di spade c'e' un silenzio da interpretare: quello di Angelino Alfano, ministro Guardasigilli, che formalmente e' ancora il coordinatore di Forza Italia in Sicilia.
E' d'accordo con Micciche' o con chi, sul pistacchieto di Bronte, ha fatto una sorta di giuramento di Pontida per liberare la Sicilia dal tiranno baffuto?
La prima risposta e' che a Berlusconi questa situazione non piace.
Lombardo, di fronte a una maggioranza cosi' spappolata, fa quello che vuole. Guadagna terreno e alle prossime "europee" rischia di raccogliere qualcosa come 500 mila voti. Una emorragia che il Pdl non potrebbe sopportare. L'altra notizia e' che Alfano e Micciche', su precisa indicazione del presidente del Consiglio, hanno avviato una trattativa mostrando ciascuno la massima disponibilita' non solo a trovare un'intesa sul futuro del governo Lombardo ma anche sul nome del coordinatore che, da domani, dovra' guidare il partito in Sicilia. Per Forza Italia sarebbe finalmente un ritorno alla serenita' e alla centralita' del proprio ruolo politico. Riusciranno i malpancisti del pistacchio ad affossare anche questo tentativo di imporre, contro ogni rancore e contro ogni malumore, un lampo di ragionevolezza?
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