E' arrivata la bufera sull’opera esposta ad ArtVerona (Padania dell'est) dell’autore Johan Frisò, un belga che vive a Brescia probabilmente con qualche difficolta e sicuramente con più di una repulsione nei confronti dei Leghisti. Già conosciuto a qualcuno comreso il sottoscritto per il famoso slogan, "I leghisti sono come i meloni: verdi fuori e rossi dentro". Questa volta l'opera dal titolo «La storia si ripete» stà fecendo discutere e non poco e a detta di Matteo Bragantini, notabile leghista diVerona, rappresenta «Un insulto al nostro partitoe», pare che stiano valutando dalle parte padane cosa fare.
Di seguito la descrizione dell'opera stralciata da un post apparso stamani su Corriere.it di Verona
«E la storia si ripete ». Sotto il titolo, una fotografia su alluminio alta un metro e mezzo con tre immagini : quella di un raduno nazista, quella di un raduno fascista, quella di un raduno leghista. In realtà la medesima rappresentazione, usata tre volte, un’assise con fior fiore di saluto romano collettivo. Alle pareti la prima volta svastiche, la seconda acquile di mussoliniana memoria, la terza il sole delle alpi. Rigorosamente in verde. E’ questa l’opera che campeggia fra le sale di ArtVerona, arrivata proprio in una delle città più leghiste (e di una Lega emotivamente suscettibile, in questo momento) d’Italia. Autore dell’irriverente trilogia temporal-politica è un certo Johan Frisò, cinquantenne belga trapiantato a Brescia e non nuovo a «soggetti leghisti» di certo da lui non venerati o trattati con i guanti. Nella sua mini biografia, che si apre a cassetto dal suo sito, d’altra parte, si legge: «Il ragazzo più cattivo della "Generazione Sensation", decisamente il più provocatorio e dirompente artista che sconvolge la critica dei nostalgici sulle sue opere, con aggettivi come: spiacevoli, trasgressive, scioccanti, assurde, sgradevoli, volgari, repellenti, antiestetiche, distruttive, vomitevoli, orrende, blasfeme, di cattivo gusto ».
E ancora: «Nei suoi lavori non ammette il compromesso - si legge -: li realizza basandosi sulla propria visione della cruda realtà della nostra società capitalista». Come dire: qualche arrabbiatura l’ha già creata di sicuro qua e là, con le sue opere in tournée, di volta in volta, nelle zone «offese» dalla sua espressione forte.
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