DI: Michelangelo Ingrassia
In un interessante articolo pubblicato sulla prima pagina del “Corriere della Sera” del 6 giugno scorso, Francesco Alberoni si soffermava sul ruolo dei movimenti collettivi nei momenti epocali della nostra storia. I movimenti collettivi, spiega Alberoni, sono “sommovimenti popolari emotivi e improvvisi” che agendo dal basso provocano mutamenti sociali, economici, politici. Questi movimenti si organizzano attorno a dei leader carismatici, si trasformano in nuove formazioni politiche, organizzano la tensione che si accumula lentamente e che a un certo punto esplode: la gente si affolla nelle piazze, si entusiasma, si eccita, spera nell’avventodi una nuova epoca e si impegna con dedizione per concretizzare la speranza.
Vendola, Pisapia, De Magistris sono – continua Alberoni – rappresentazioni del fenomeno che denotano come sia iniziato un nuovo periodo di movimenti che presuppone un nuovo cambiamento; come nel 1994 quando la prima Repubblica fu abbattuta da Forza Italia, Lega, Di Pietro e movimento referendario di Segni.
Fin qui Alberoni.
L’esperienza di Forza del Sud va inserita, vissuta e spiegata in questo contesto. Forza del Sud si caratterizza come movimento collettivo nato dal basso, attorno ad un leader carismatico come Gianfranco Miccichè. Esso è il prodotto di una lunga tensione accumulatasi nel meridione d’Italia fin dall’avvento degli Stati nazionali, ben prima del Risorgimento. Una tensione dovuta a quella eterna lotta per la libertà combattuta dai popoli meridionali. La libertà di essere comunità con i propri valori identitari (famiglia, solidarietà, terra); la libertà di avere il dominio incontrastato delle proprie risorse materiali ed economiche.
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